MATERIALE DI STUDIO



Capire il nuovo, governare il cambiamento: verso un progetto di residenzialità solidale per il nuovo millennio.


PROGETTO ARNIA


ABITARE RESIDENZE NON INVASIVE AUTONOMIZZANTI



Materiale di studio e di riflessione teorica a cura di Marina CONTI




INDICE


Introduzione

Le nuove emergenze socio-abitative

Focus sugli  anziani

  1. Orientamenti del welfare

  2. Il Progetto di Villaggio Orizzontale e Verticale nel percorso A.R.N.I.A.

1° - l’inserimento della famiglia tutor o del tutor singolo con funzioni di custode sociale

2° - la struttura architettonica

3° - la domotica

4° - il design

5° - l’integrazione con il contesto urbano

Conclusioni




FOCUS SUGLI ANZIANI


La popolazione dell’Unione Europea è la più vecchia al mondo. Attualmente le persone con più di 65 anni rappresentano circa il 17% del totale della popolazione europea e l’Italia, insieme alla Germania e alla Grecia, ha la più alta percentuale di anziani.

Il processo di invecchiamento che interessa la popolazione italiana ha avuto origine già nel corso del XX secolo, a seguito della conclusione del processo di transizione demografica che ha interessato tutte le popolazioni a sviluppo avanzato, e si è progressivamente acuito mano a mano che il miglioramento delle condizioni sociali e igienico-sanitarie hanno determinato un allungamento della vita media. A tale invecchiamento dall’alto si è aggiunto anche un invecchiamento dal basso, determinato dalla forte denatalità, che ha contribuito a squilibrare i rapporti tra i diversi gruppi di popolazione. Le proiezioni demografiche sulla configurazione della nostra società indicano che il numero di persone con un’età compresa tra i 65 e i 79 anni aumenterà significativamente nei prossimi decenni, arrivando ad un tasso di senilizzazione di oltre il 44%, con una crescita del 180% della fascia di popolazione con un’ età superiore agli 80 anni nel periodo 2005-2050. Parallelamente è diminuito il peso della componente adulta della popolazione e, ancor più marcatamente, quello della componente giovanile, pari al 26,1% del totale della popolazione italiana al censimento del 1951 e solo al 14,2% a quello del 2001. 

Il progressivo invecchiamento della popolazione non è però un dato specifico italiano: nei Paesi dell’Unione europea, a partire dal 1990, la popolazione con meno di 15 anni si è ridotta mediamente dello 0,5% ogni anno mentre quella con oltre 64 anni è aumentata dello stesso tasso.  Assistiamo quindi in tutta Europa ad un’evoluzione demografica in cui i cittadini anziani rappresentano una fascia sempre più consistente e, allo stesso tempo, integrata della nostra società, coinvolta nelle varie attività della routine familiare, sempre più parte  attiva rispetto al passato. Per questo motivo il desiderio di continuare a condurre una vita indipendente è ormai una priorità nella vita di un anziano e la maggior parte di essi, in seguito al raggiungimento dell’autonomia abitativa dei figli, difficilmente abbandona la propria casa se non costretto da un impedimento fisico o a causa della perdita del partner.

La casa in cui gli anziani si ritrovano a vivere è spesso, però, il risultato di una serie di passaggi strettamente correlati all’evoluzione del proprio nucleo familiare: una casa grande, vuota, spesso obsoleta; le case degli anziani invecchiano assieme a loro e non godono di buona manutenzione. 

Una indagine condotta dalla rivista “Abitare e Anziani” sul patrimonio abitativo degli anziani in Italia rileva il particolare stato di degrado delle case in cui risiedono. Gli alloggi occupati da almeno un anziano sono più di sei milioni e circa 3,5 milioni quelli occupati solo da ultrasessantacinquenni; il 47,7% vive in case antecedenti al 1960 e più di  11 mila realizzate prima del 1946, prive di riscaldamento, in edifici senza ascensore ed in uno stato di conservazione pessimo. In generale sono state censite quasi un milione e mezzo di persone anziane che occupano abitazioni per le quali lo stato di conservazione è stato considerato “mediocre”; situazione che riguarda soprattutto gli anziani che vivono soli o condividono l’abitazione esclusivamente con altre persone anziane (quasi un milione). Da sottolineare inoltre il dato relativo alla superficie media delle abitazioni di proprietà occupate da almeno un anziano corrispondente a 98,7 mq. e il dato relativo alle stanze per ogni abitazione (compresa la cucina), pari a 4,4 con una superficie per persona residente pari a 45,9 mq.

L’Italia, così come molte nazioni europee, si trova quindi a far fronte non solo ad un problema di numero di alloggi da destinare agli anziani, ma anche agli standard qualitativi delle residenze che dovrà essere in grado di fornire. L’amministrazione pubblica, sinora, non è stata in grado di rispondere a questa emergenza abitativa, o semplicemente non ha colto questa situazione come un’urgenza. Fino ad oggi i Comuni italiani impegnano circa l’1,6% della propria spesa corrente per i beni e servizi destinati agli anziani, generalmente sotto forma di servizi ricreativi e di ricovero, erogati sia in strutture dedicate che a domicilio.

Tra i paesi dell’Unione Europea l’Italia dedica una quota decisamente bassa del PIL alla spesa sociale. La Commissione Europea (Eurostat) indica nel 26,4% la quota di Pil dedicata dall’Italia alla spesa per la protezione sociale contro un valore medio dei Paesi dell’Unione pari al 31,5%.

È vero tuttavia che la spesa sociale italiana presenta una profonda anomalia: si concentra per più del 50% nella spesa previdenziale mentre in media nei paesi dell’UE questa quota non supera il 40%. Dedichiamo dunque una parte assolutamente ampia delle risorse della spesa sociale alla tutela degli anziani sotto forma di erogazione di pensioni e TFR. Ciononostante la condizione abitativa dell’anziano non appare affatto soddisfacente. Nella maggior parte dei Paesi la spesa sociale è articolata in una pluralità di azioni e politiche specifiche mirate su determinati problemi ed esigenze. Gli anziani, e altre categorie deboli, godono di una diversificata rete di sostegni e interventi assistenziali tesi a rimuovere tutti i principali fattori di disagio. Questa forma di intervento che, ovviamente, comprende anche politiche abitative specifiche riferite a particolari categorie di cittadini, si rivela decisamente più efficiente di quella italiana. Il rapporto tra risorse impegnate e risultati conseguiti è nettamente più soddisfacente di quello realizzato dal nostro tipo di spesa sociale per gli anziani.

La mancanza di un’alternativa concreta nel mercato residenziale, sia esso pubblico o privato, e un patrimonio edilizio esistente generalmente funzionale ad un tipo di famiglia giovane, autonoma nei trasporti, obbliga l’anziano a soluzioni abitative  che possono non essere adeguate alle proprie condizioni, siano esse fisiche o economiche, costringendolo a optare, nella gran parte dei casi, per l’andare a vivere con i propri figli o a trasferirsi in una residenza sociosanitaria o assistenziale. 

Questa scelta estrema, nel caso di anziani a prevalente autonomia, ne accelera il processo di invecchiamento e di perdita di abilità, sradicandoli dalla propria realtà sociale.


Si possono individuare quattro fattori principali che attengono alla dimensione abitativa dell’anziano:

• l’aspetto l’economico, trattandosi in gran parte di persone a reddito medio basso;

• quello fisico, relativo cioè all’adeguatezza dello spazio abitato rispetto alle specifiche esigenze;

  1. quello sociale, trattandosi spesso di persone sole;

  2. quello assistenziale, relativo ad anziani fragili a rischio di disautonomie o già parzialmente non autosufficienti. Questo aspetto si collega in modo strutturale ai costi di assistenza delle badanti ovvero ai costi delle rette delle case di riposo.


Uno dei problemi principali è indubbiamente l’emarginazione. Il fatto che i cittadini anziani vogliano vivere in maniera indipendente non significa che vogliano farlo in solitudine. Attualmente, la maggior parte di persone che vive sola è rappresentata da persone anziane, in maggiore percentuale donne che, per via della loro maggiore longevità, vivono rispetto al proprio partner un certo numero di anni in più. La partecipazione sociale dell’anziano, il suo coinvolgimento nella vita della comunità ai ruoli e alle relazioni sociali sono elementi indispensabili per mantenere una buona qualità di vita; negli anni dell’invecchiamento, in seguito al subentrare di oggettive limitazioni alla mobilità spaziale, può diventare sempre più difficile mantenere i precedenti livelli di partecipazione che possono portare l’anziano sull’orlo dell’esclusione sociale e a peggioramenti consistenti delle condizioni psicofisiche.

Le persone anziane che vivono sole rappresentano il gruppo più vulnerabile della società anche da un punto di vista economico. Le donne, specialmente, sono a rischio povertà, visto che le loro pensioni sono notevolmente più basse rispetto a quelle degli uomini, a causa di una carriera lavorativa generalmente più breve e ingressi economici minori durante il periodo lavorativo.

Mediamente circa il 75% delle famiglie con almeno un componente anziano è costituito da nuclei monogenerazionali  e dispone unicamente di redditi da pensione; meno del 20% della popolazione anziana trova una collocazione abitativa in seno ad una famiglia multigenerazionale, mentre più dell’80% vive in famiglie costituite unicamente da  anziani. La predominanza di famiglie monogenerazionali costituisce una condizione di oggettiva debolezza economica e soprattutto sociale. Le famiglie di pensionati sono anche quelle con il reddito familiare più basso: le famiglie costituite unicamente da pensionati fanno registrare un reddito medio familiare di circa 40% in meno rispetto alla media. Anche le famiglie che comprendono almeno un pensionato presentano un reddito mediamente inferiore rispetto alla media nazionale delle famiglie. Da un’indagine Censis sulle famiglie in affitto risulta che ben il 90,4% di quelle composte da anziani dichiara di avere un reddito familiare che non supera i 20 mila euro. Dalla stessa indagine risulta che sul totale delle famiglie in affitto con reddito fino a 10 mila euro, per il 39% si tratta di famiglie di anziani, mentre fra quelle tra i 10 e i 15 mila euro la percentuale è pari al 34%. Ne consegue che gli anziani rappresentano nel quadro attuale una delle categorie più esposte al caro-affitti. In particolare l’incidenza della spesa abitativa per le famiglie di anziani in affitto nel mercato privato  è particolarmente elevata laddove si incrociano bassi redditi (pensioni sociali) e la localizzazione in una grande area urbana. In questo caso per redditi fino a 10 mila euro il costo dell’affitto incide in media per i due terzi del reddito; percentuale che scende naturalmente per le fasce di reddito superiori mantenendosi comunque alta: 48% e 39% rispettivamente per redditi fino a 15 mila e fino a 20 mila euro.

La crescente presenza di nuclei monofamiliari costituiti da anziani inoltre genera problematiche da un punto di vista del tipo di alloggio in cui gli stessi sono costretti a vivere: case di dimensioni decisamente superiori rispetto alle loro esigenze reali, in cattive condizioni, che comportano costi di manutenzione elevati e un maggiore lavoro domestico.


Anche se i problemi di salute non sono sempre così  gravi da compromettere l’autosufficienza, almeno per un certo numero di persone questi possono comportare una riduzione della capacità di affrontare le esigenze della vita quotidiana senza  il controllo o il sostegno di qualcun altro. Questo pone dei problemi non solo per i sistemi sanitari, ma anche ai servizi sociali e per le reti di parentela.

L'esigenza maggiore è, infatti, quella di avere un ambiente che  possa essere condiviso senza emarginazioni, privo di barriere architettoniche e sociali, funzionale, accessibile ed accogliente, che possa essere vissuto con una serie di supporti e ausili domotici importanti per la vita quotidiana e di un servizio di tutela e aiuto a struttura leggera che promuova e valorizzi anche l’autogestione in un contesto assistito che permette di evitare o ritardare eventuali ricoveri in casa di riposo.


La casa è innanzitutto un contenitore di affetti ed emozioni di cui gli oggetti sono supporto e depositari. Per questa ragione è fondamentale che la casa, con l'aumento delle capacità prestazionali delle dotazioni strumentali, e del know how tecnologico e domotico conservi il suo aspetto esteriore, la sua funzione arredativa ed estetica secondo i gusti degli utenti ad eseguire veri e propri interventi progettuali con l'intento di sopperire alla riduzione funzionale attraverso l'incremento prestazionale delle strutture ambientali in unione con l'eliminazione degli ostacoli sia di tipo fisico che cognitivo.


La pressoché totale assenza in Italia di politiche abitative rivolte agli anziani, accompagnata dall’interruzione della sperimentazione nel campo della residenzialità socio assistenziale, induce a ricercare possibili soluzioni alternative.

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